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Il cibo è intrinsecamente legato al benessere dell'uomo. Oltre all'importanza di una buona alimentazione per mantenersi in buona salute e al piacere di mangiare, la produzione agricola svolge un ruolo vitale quale mezzo di sussistenza dell'individuo e per l'economia in senso ampio.
Ma la produzione alimentare consuma anche grandi quantità d'acqua, che costituisce una risorsa altrettanto vitale. L'agricoltura incide per il 24% sull'estrazione di acqua in Europa e benché non sembri una percentuale elevata in confronto al 44% estratto per le acque di raffreddamento impiegate nella produzione di energia, il suo impatto sulle riserve è molto più pesante. Mentre quasi tutta l'acqua di raffreddamento è restituita a un corpo idrico, per l'agricoltura questa quota corrisponde spesso ad appena un terzo.
Inoltre, il consumo di acqua per usi agricoli ha una distribuzione irregolare. In alcune regioni dell'Europa meridionale, l'agricoltura incide per oltre l'80% sull'estrazione di acqua. L'estrazione di acqua registra tipicamente un picco nella stagione estiva, quando l'acqua disponibile è ai livelli minimi, causando danni ancora più gravi.
La recente relazione dell'AEA, Water resources across Europe — confronting water scarcity and drought, (Risorse idriche in Europa – affrontare il problema della carenza idrica e della siccità) descrive le gravi conseguenze dell'estrazione eccessiva di acqua. Lo sfruttamento eccessivo delle risorse aumenta la probabilità di gravi carenze idriche durante i periodi di siccità. Ma compromette anche la qualità dell'acqua (perché le sostanze inquinanti sono meno diluite) e comporta il rischio di infiltrazioni di acqua salata nelle acque sotterranee delle regioni costiere. Anche gli ecosistemi di fiumi e laghi possono esserne gravemente compromessi, con danni che possono anche causare la morte di flora e fauna quando i livelli idrici si abbassano o si prosciugano completamente.
I risultati sono evidenti in molte regioni dell'Europa meridionale. Per esempio:
L'uso dell'acqua in agricoltura sta evidentemente diventando insostenibile in alcune parti d'Europa, il che indica che i meccanismi di regolamentazione e di fissazione dei prezzi non sono stati all'altezza di gestire la domanda in modo efficace.
Gli agricoltori passano ai metodi di irrigazione ad elevato uso di acqua per i vantaggi in termini di produttività che essi offrono. In Spagna, per esempio, il 14% dei terreni agricoli irrigati produce oltre il 60% del valore complessivo dei prodotti agricoli.
Ovviamente, tuttavia, gli agricoltori irrigano solo se l'aumento della produzione supera i costi di installazione dei sistemi di irrigazione e di estrazione di grandi quantitativi di acqua. A tale riguardo, le politiche adottate a livello nazionale ed europeo hanno creato incentivi infelici. Raramente gli agricoltori sostengono l'intero costo sia in termini di risorse che in termini ambientali dei grandi sistemi di irrigazione gestiti a livello pubblico (specialmente se le normative che vietano o limitano l'estrazione di acqua non sono applicate in modo efficace). E fino alle recenti riforme, spesso i sussidi comunitari incentivavano la coltivazione ad uso intensivo di acqua.
L'entità dell'impiego di acqua che ne deriva può essere sorprendente. Il WWF ha analizzato l'irrigazione di quattro colture in Spagna nel corso del 2004 e ha rilevato che è stato impiegato quasi un miliardo di m3 d'acqua, per poi produrre eccedenze rispetto alle quote dell'UE. Si tratta di un quantitativo pari al consumo domestico di oltre 16 milioni di persone.
La situazione è destinata probabilmente a peggiorare a causa del cambiamento climatico. In primo luogo, le estati più calde e più secche determineranno maggiori pressioni sulle risorse idriche. In secondo luogo, l'UE e gli Stati membri si sono impegnati affinché entro il 2020 l'uso di biocarburanti raggiunga il 10% del combustibile usato per i trasporti. Se la crescente domanda di bioenergia verrà soddisfatta utilizzando le attuali colture bioenergetiche di prima generazione, l'utilizzo di acqua per l'agricoltura è destinato ad aumentare.
La coltura irrigua è essenziale per le economie locali e nazionali in alcune parti d'Europa. In certe regioni, cessare l'irrigazione potrebbe condurre all'abbandono delle terre e a gravi difficoltà economiche. L'uso dell'acqua per l'agricoltura deve quindi essere reso più efficiente non solo per garantire risorse idriche sufficienti per l'irrigazione, ma anche per il bene degli abitanti locali, di un ambiente sano e di altri settori economici.
La fissazione del prezzo dell'acqua rappresenta il meccanismo centrale per incentivare livelli di utilizzo che mantengano in equilibrio gli obiettivi economici, ambientali e sociali della società. La ricerca dimostra che se i prezzi riflettono i costi reali, l'estrazione illegale viene contrastata in modo efficace e l'acqua è pagata in base ai volumi, gli agricoltori riducono l'irrigazione o adottano misure mirate a migliorare l'efficienza dei consumi. I sussidi nazionali e comunitari possono fornire ulteriori incentivi per l'adozione di tecniche rivolte al risparmio di acqua.
Una volta istituiti gli incentivi, gli agricoltori possono scegliere tra varie tecnologie, pratiche e colture per ridurre l'uso di acqua. I governi hanno ancora una volta un ruolo cruciale da svolgere in questo ambito, fornendo informazioni, orientamenti e formazione affinché gli agricoltori siano a conoscenza delle opzioni a disposizione, e sostenendo ulteriori attività di ricerca. Va prestata particolare attenzione affinché l'introduzione di colture bioenergetiche per conseguire gli obiettivi in materia di biocarburanti serva a ridurre la domanda di acqua per l'agricoltura, invece che aumentarla.
Infine, dopo aver esaurito gli sforzi mirati a diminuire la domanda, le aziende agricole possono anche sfruttare le possibilità di avvalersi di forniture alternative. A Cipro e in Spagna, per esempio, sono state utilizzate acque reflue trattate per l'irrigazione di colture, con risultati incoraggianti.
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