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L’Agenzia europea dell’ambiente si occupa del monitoraggio dei principali cambiamenti ambientali in Europa e presenta i risultati della propria attività a sostegno del processo di definizione delle politiche. Le nostre valutazioni spaziano dall’analisi settoriale all’analisi sistemica ed esaminano sia le tendenze passate sia le proiezioni future, in alcuni casi fino al 2100. Le conclusioni generali sono chiare: rispetto agli anni Settanta, ora gli europei godono di aria e acqua più pulite e beneficiano di un’economia più rispettosa dell’ambiente, caratterizzata da tassi di riciclaggio sempre maggiori e da una percentuale di energie rinnovabili in crescita. Nonostante questi significativi progressi, però, la situazione generale resta insostenibile. Il crescente consumo di risorse, i cambiamenti climatici e l’accumulo di sostanze inquinanti nella natura compromettono la salute del nostro pianeta e il nostro stesso benessere.
La spiegazione a questo problema è molto semplice: le attività economiche offrono numerosi vantaggi, ma rilasciano anche sostanze inquinanti nella natura e impoveriscono le risorse rinnovabili e non rinnovabili. Tali sostanze inquinanti possono danneggiare la vita e, quindi, anche la nostra salute. Tuttavia, uno sguardo più attento rivela una complessità che è al centro del dibattito politico sull’ambiente in Europa. Ogni strategia politica comporta un costo opportunità che arreca benefici ad alcune comunità, obbligando invece altre ad adeguarsi. La transizione verso fonti di energia più pulite, ad esempio, può ridurre l’inquinamento e dare impulso al settore delle energie rinnovabili, ma può anche causare la perdita di posti di lavoro nelle comunità dedite all’estrazione del carbone.
Gli standard ambientali dell’Unione europea sono fra i più elevati al mondo e affrontano la complessità dei problemi ambientali mediante un’ampia serie di normative. Tali normative comprendono direttive mirate in materia di qualità dell’aria, trattamento delle acque reflue e protezione della natura nonché pacchetti di politiche trasversali su clima ed energia e sull’economia circolare.
Le politiche ambientali dell’Unione europea ruotano attorno al principio del “chi inquina paga”. Formalmente integrato nel trattato di Roma, tale principio è attuato attraverso numerose misure, tra cui strumenti fiscali quali i pedaggi stradali per taluni veicoli o le imposte verdi per spronare gli utenti a operare scelte più ecologiche.
Tuttavia, non è sempre facile individuare chi inquina e l’entità del danno causato da ciascun soggetto. Inoltre, come decidere quanto dovrebbe pagare?
In alcuni casi, disponiamo di informazioni abbastanza dettagliate sulle fonti di inquinamento. Ad esempio, il registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti dà accesso alle sostanze inquinanti rilasciate da più di 30 000 impianti industriali in tutta Europa. In altri casi, l’inquinamento proviene da fonti diffuse, come l’agricoltura e i trasporti. Infatti, tutte le attività economiche che fanno uso di risorse, compresa l’energia, hanno un impatto sull’ambiente. E, in definitiva, tutti beneficiano in qualche modo dei prodotti e dei servizi offerti dall’economia. Quindi, tutti inquinano. I singoli effetti sull’ambiente, tuttavia, variano a seconda dei regimi alimentari, dei trasporti, delle abitazioni e dei sistemi pubblici (ad esempio accesso alle fonti di energia rinnovabili, punti di riciclaggio, sistemi di trasporto) delle città in cui viviamo.
Gli agenti inquinanti rilasciati nella natura possono cambiare forma e composizione, spostarsi, accumularsi nella natura, entrare nella catena alimentare e danneggiare la salute umana. Il mercurio[1] rilasciato nell’atmosfera sotto forma di gas, ad esempio, può essere trasportato dal vento e successivamente depositato sull’acqua. Una volta in acqua, può essere assorbito dalle piante acquatiche e ingerito dagli animali e accumularsi gradualmente risalendo la catena alimentare, per poi finire nei nostri piatti. Possono passare anche centinaia di anni prima che gli agenti inquinanti «scompaiano» o siano depositati in luoghi in cui le persone non possano più esservi esposte.
La misura in cui l’inquinamento influisce sulla nostra salute, infatti, dipende dall’esposizione: a quale livello, per quanto tempo e come siamo esposti alle sostanze inquinanti. Vivere in una città inquinata con alti livelli di inquinamento atmosferico e bere acqua inquinata ogni giorno può ridurre significativamente l’aspettativa di vita. Un altro fattore di cui tener conto è la vulnerabilità, legata all’età e alle condizioni di salute. Mentre, ad esempio, gli effetti sulla salute di una breve esposizione a una sostanza chimica inquinante a una dose molto bassa potrebbero essere trascurabili su un giovane adulto sano, potrebbero invece avere gravi conseguenze per un feto in via di sviluppo.
Nonostante i diversi livelli di esposizione o vulnerabilità, i costi del degrado ambientale, tra cui gli effetti sui cambiamenti climatici, sono reali. Dalle nostre valutazioni emerge che un solo inquinante atmosferico, specificamente le particelle sottili (PM2.5), causa ogni anno la morte prematura di circa 400 000 europei. L’accumulo di inquinanti nella natura, tra cui le materie plastiche nei nostri mari, la sovra-estrazione delle risorse o le alterazioni fisiche agli habitat causano danni e cambiamenti notevoli che interessano interi ecosistemi. Alcuni di questi danni sono irreversibili. Gli eventi climatici estremi in Europa sono stati segnalati come fattori responsabili di perdite economiche superiori a 450 miliardi di EUR nel periodo 1980-2016, il 40 % di tali perdite è stato causato da alluvioni e il 25 % da tempeste. Solo poco più di un terzo di questi danni era coperto da assicurazione.
In una certa misura, i costi di questa situazione ricadono su tutti noi. Inoltre, non sempre chi inquina di più paga necessariamente di più. I cambiamenti climatici, infatti, sono un problema globale: alcuni dei paesi con i più bassi livelli di emissioni di gas serra sono tra i più colpiti dall’innalzamento del livello del mare. Nel caso dell’inquinamento atmosferico, le popolazioni urbane sono esposte a concentrazioni più elevate, dovute principalmente ai trasporti. Anche all’interno della stessa città, generalmente le comunità che vivono vicino alle strade principali sono più esposte all’inquinamento atmosferico e acustico rispetto a quelle che vivono vicino a spazi verdi. Analogamente, le comunità che vivono sulle pianure alluvionali sono più esposte ai danni delle inondazioni; proprio come gli anziani e i bambini sono più vulnerabili alle ondate di calore. Per contro, le persone che hanno accesso a un ambiente pulito godono di maggiori benefici per la salute. Le diseguaglianze sociali[2] sono di fatto un fattore da tenere presente nella valutazione dell’esposizione di varie comunità a un ambiente inquinato o pulito.
I costi delle nostre scelte e azioni ricadranno anche sulle generazioni future. Anche se mettessimo fine a tutte le emissioni oggi stesso, alcuni degli agenti inquinanti rilasciati oggi persisterebbero in natura e le temperature medie continuerebbero ad aumentare prima di stabilizzarsi. Gli effetti si farebbero sentire per decine e persino centinaia di anni.
Di fronte a queste considerazioni, le scelte politiche di oggi sono tutt’altro che semplici. Per aiutare l’Europa a scegliere la strategia politica più adeguata, le valutazioni dell’Agenzia europea dell’ambiente affrontano interrogativi complessi quali «che cosa sta accadendo», «perché sta accadendo», «chi ne subisce gli effetti», «come sarà la situazione in futuro» e «come è possibile migliorarla». Sulla scorta di queste informazioni, i responsabili politici sono maggiormente in grado di scegliere la soluzione più sostenibile e di prestare sostegno alle comunità più colpite.
Hans Bruyninckx
Direttore esecutivo AEA
Editoriale pubblicato nel numero 2018/2 della newsletter AEA, 15 giugno 2018
[1] Una relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente sul mercurio nell’ambiente sarà pubblicata più avanti nel 2018.
[2] L’Agenzia prevede di pubblicare nel 2018 una valutazione delle disuguaglianze sociali e dell’impatto ambientale, alla quale sta già lavorando.
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