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Le emissioni di gas ad effetto serra nell'UE-15 sono in diminuzione dopo due anni di crescita

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Press Release Pubblicato 15/07/2004 Ultima modifica 28/06/2016
Le emissioni dei gas ad effetto serra, che condizionano il cambiamento climatico nell'Unione europea, sono leggermente diminuite dopo due anni di crescita, portando l'Unione europea un po' più vicino al suo obiettivo di riduzione delle emissioni dell'8% nei prossimi otto anni.

COMUNICATO STAMPA


Copenaghen, 15 luglio 2004


Le emissioni di gas ad effetto serra nell'UE-15 sono in diminuzione dopo due anni di crescita


Le emissioni dei gas ad effetto serra, che condizionano il cambiamento climatico nell'Unione europea, sono leggermente diminuite dopo due anni di crescita, portando l'Unione europea un po' più vicino al suo obiettivo di riduzione delle emissioni dell'8% nei prossimi otto anni.


Come mostrato dalle stime più recenti compilate dall'Agenzia europea dell'ambiente, le emissioni di gas ad effetto serra dell'UE-15, ovverossia dei paesi appartenenti all'Unione europea prima dell'allargamento del 2004, sono diminuite dello 0,5% tra il 2001 ed il 2002.


Tra le ragioni di tale calo si annoverano in particolare le temperature più elevate riscontrate nella maggior parte dei paesi dell'UE, grazie a cui si è ridotto l'impiego dei combustibili fossili che producono grandi quantità di diossido di carbonio per riscaldare case ed uffici.


Altre ragioni importanti sono state la crescita economica più lenta dell'industria manifatturiera, che ha anche ridotto l'uso di combustibili fossili, il progressivo passaggio dal carbone al gas, oltre a misure specifiche per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra.


Nel 2000 e nel 2001 le emissioni dei sei gas ad effetto serra erano aumentate rispettivamente dello 0,2% e dell'1,3% annui.


Il calo riscontrato nel 2002 ha portato le emissioni complessive dell'UE-15 al 2,9% al di sotto del loro livello nell'anno di riferimento utilizzato per i calcoli, il 1990 nella maggior parte dei casi.


Ciò rappresenta un miglioramento rispetto al 2001, anno in cui le emissioni erano risultate più basse soltanto del 2,1% rispetto all'anno di riferimento.


L'UE deve comunque percorrere un lungo cammino per mantenere l'impegno, sancito nel protocollo di Kyoto sui cambiamenti del clima, di abbassare le emissioni all'8% al di sotto del livello dell'anno di riferimento nel periodo 2008-2012.


In fatti, se si assume che la riduzione dell'8% tra l'anno di riferimento ed il periodo 2008-2012 segua un andamento lineare, le emissioni avrebbero dovuto diminuire del 4,8% entro il 2002.


Secondo queste considerazioni, soltanto quattro paesi seguono il percorso che, in base alle assunzioni fatte, gli consentirebbe di raggiungere lo specifico obiettivo nazionale, sottoscritto da ciascuno Stato membro dell'UE al fine di garantire che l'UE nel suo complesso soddisfi agli impegni contratti nel quadro del protocollo di Kyoto. Questi paesi sono la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Svezia (per maggiori dettagli si rimanda all'appendice).


In base alle medesime considerazioni, gli altri 11 Stati membri prima del 2004, alcuni dei quali con uno scarto sostanziale, si stanno dirigendo verso il superamento dei loro obiettivi di emissione. Si tratta in particolare di Spagna, Portogallo, Irlanda, Austria, Italia, Danimarca e Grecia.


Rispetto agli altri Stati membri, la Spagna deve affrontare una sfida ben più ardua per raggiungere gli obiettivi prefissati. Le emissioni riscontrate nel corso del 2002 sono state superiori del 39,4% rispetto al livello dell'anno di riferimento, ben più del doppio dell'incremento del 15% tra l'anno di riferimento ed il periodo 2008-2012 consentito in base all'accordo UE.


Tuttavia, a partire dal 2002, si sono approvate svariate iniziative di livello comunitario e nazionale, grazie a cui si potrebbe avanzare più rapidamente verso l'obiettivo di Kyoto.


La principale di queste iniziative è il programma di commercializzazione dei diritti di emissione dell'UE, che avrà inizio nel prossimo mese di gennaio, ed ha il potenziale per ridurre in maniera sostanziale le emissioni di biossido di carbonio (CO2), il più importante gas ad effetto serra.


Alcuni Stati membri stanno inoltre iniziando ad avvalersi di altre opzioni di riduzione delle emissioni previste in base al protocollo di Kyoto.


Queste ultime consentono ai vari paesi di raggiungere parte dei loro obiettivi investendo in progetti che consentono di economizzare sulle emissioni in altri paesi industrializzati o nei paesi in via di sviluppo, oppure intraprendendo dei progetti di sequestro del CO2 nelle foreste o nei terreni agricoli.


I Paesi Bassi, ad esempio, ritengono di essere sulla giusta strada per raggiungere il loro obiettivo di abbattere le emissioni del 6% nel periodo 2008-2012, se si prendono in considerazioni gli investimenti pianificati in progetti di abbattimento delle emissioni all'estero. Nel 2002 le loro emissioni effettive sono state superiori dello 0,6% rispetto al livello dell'anno di riferimento.


Anche l'Austria e la Danimarca hanno stanziato ingenti somme per questi progetti, ma non hanno ancora fornito alcuna informazione sul risparmio di emissioni previsto.


Le emissioni di gas ad effetto serra dei 10 paesi che sono entrati a fare parte dell'UE il 1° maggio non saranno contabilizzate nell'obiettivo di riduzione dell'UE. In virtù del protocollo di Kyoto, la maggior parte di questi paesi è tenuta a raggiungere i propri obiettivi di riduzione del 6% o dell'8% nel periodo 2008-2012.


La riduzione complessiva dello 0,5% delle emissioni accertata nell'UE tra il 2001 ed il 2002 riflette una diminuzione delle emissioni provenienti dalle famiglie e dal settore dei servizi, dovuta principalmente al tempo più caldo ed all'industria manifatturiera, in particolare l'industria siderurgica in Italia e nel Regno Unito, a seguito del rallentamento dell'economia.


Tale decremento è dovuto anche a misure di riduzione delle emissioni di ossido nitroso provenienti dall'industria chimica in Francia e nel Regno Unito nonché a misure prese nella maggioranza degli Stati membri per ridurre le emissioni di metano provenienti dalle discariche di rifiuti.


Sono tuttavia aumentate le emissioni generate dalla produzione di elettricità e di calore e, con l'eccezione della Germania, dal trasporto su strada.


Durante l'anno nel Lussemburgo, nella Spagna e nel Portogallo si sono riscontrati aumenti significativi delle emissioni, pari rispettivamente al 10,4%, al 4,2% ed al 4,1%. L'aumento delle emissioni riscontrato nel Lussemburgo è dovuto alla messa in funzione di una nuova centrale per la produzione di energia elettrica e termica. Una maggiore generazione di corrente, ottenuta ricorrendo a carburante fossile per compensare la minore produzione di energia idroelettrica, causata a sua volta all'abbassamento della portata dei fiumi, è il principale motivo degli aumenti delle emissioni riscontrati in Spagna e Portogallo.


Un aspetto positivo degno di nota è che nel 2002 si è riscontrato un calo delle emissioni superiore all'1% in Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito. La Germania ed il Regno Unito dominano il quadro delle emissioni dell'UE-15, incidendo all'incirca per il 40% delle emissioni complessive.


Le emissioni di CO2 dell'UE-15, pari a più dei quattro quinti di tutte le emissioni di gas ad effetto serra, sono diminuite dello 0,3% tra il 2001 ed il 2002. Le emissioni di CO2 erano comunque superiori dell'1,4% rispetto al 1990, in particolare modo a causa delle maggiori emissioni provenienti dal trasporto stradale sin dall'inizio degli anni 90.


Una relazione in cui sono menzionati in dettaglio i dati più recenti relativi alle emissioni è disponibile in http://reports.eea.europa.eu/technical_report_2004_2/en


Note agli editori


  • Il protocollo di Kyoto del 1997, allegato alla convenzione generale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), intende limitare le emissioni che si riscontrano nei paesi industrializzati di biossido di carbonio (CO2), metano (CH4), protossido d'azoto (N2O), più tre gas industriali fluorurati, ossia gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l'esafluoruro di zolfo (SF6). L'UE è responsabile all'incirca per il 24% delle emissioni dei sei gas causate dall'uomo nei paesi industrializzati. Il protocollo deve ancora raggiungere il numero necessario di ratifiche per entrare in vigore.


  • In base al protocollo, il meccanismo mediante cui i paesi industrializzati possono investire in progetti di risparmio delle emissioni in altri paesi industrializzati è noto come implementazione congiunta (JI -- joint implementation). Il meccanismo per intraprendere tali progetti nei paesi in via di sviluppo è noto come il meccanismo di sviluppo pulito (CDM - Clean Development Mechanism). La JI, il CDM e la commercializzazione internazionale dei diritti di emissione, che deve ancora iniziare, sono noti, nell'insieme, come i "meccanismi di Kyoto".


  • Un accordo di "ripartizione degli oneri" stabilisce limiti differenziati di emissione per ciascuno Stato membro prima del 2004 allo scopo di assicurare che l'UE-15 consegua la riduzione totale dell'8% cui si è impegnata con il protocollo. I limiti sono espressi in punti percentuali, in base ai quali gli Stati membri devono ridurre, o, in alcuni casi, mantenere od aumentare le loro emissioni rispetto al livello dell'anno di riferimento. Gli impegni nazionali sono illustrati nella tabella 1 nell'allegato.


  • L'AEA ed il suo centro tematico sul cambiamento dell'aria e del clima redige e verifica l'inventario annuale delle emissioni per la Commissione europea sulla base dei dati forniti dagli Stati membri. La Commissione lo ha presentato al segretariato della convenzione generale delle Nazioni unite sul cambiamento climatico. L'inventario è pubblicato come la relazione tecnica dell'AEA n. 2/2004 ed è intitolato Inventario annuale dei gas ad effetto serra della Comunità europea 1990-2002. Relazione sull'inventario 2004. Presentazione al segretariato dell'UNFCCC (Annual European Community Greenhouse Gas Inventory 1990-2002 and Inventory Report 2004. Submission to the Secretariat of the UNFCCC).


  • I dati per il 2001 e gli anni precedenti sono stati rivisti a seguito di nuovi calcoli da parte degli Stati membri utilizzando delle metodologie per valutare le emissioni e/o i migliori dati sull'attività economica. Il ribasso delle emissioni complessive dell'UE tra il 1990 ed il 2001 è stato leggermente rivisto al 2,1%, dal 2,3% dell'inventario dell'ultimo anno.

L'AEA in breve


L'Agenzia europea dell'ambiente è il principale organismo pubblico in Europa la cui missione è fornire informazioni qualificate ed indipendenti sull'ambiente a decisori politici ed al pubblico. Operante a Copenaghen sin dal 1994, l'AEA è il fulcro della rete europea di informazione ed osservazione in materia ambientale (Eionet), una rete di circa 300 organismi in tutta Europa attraverso i quali raccoglie e divulga informazioni e dati in merito all'ambiente. L'Agenzia, che è un organismo dell'Unione europea, è aperta a tutte le nazioni che condividono i suoi obiettivi. Attualmente è costituita da 31 paesi membri: i 25 Stati membri dell'Unione europea, i 3 paesi candidati all'ammissione all'UE -- Bulgaria, Romania e Turchia -- e l'Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, mentre è stato già siglato un accordo di adesione con la Svizzera.




Appendice


I dati e le tabelle riportati qui di seguito forniscono dettagli, per l'UE-15, delle tendenze dell'andamento delle emissioni dei sei gas ad effetto serra fino al 2002. Non sono comprese le emissioni imputabili all'aviazione internazionale ed ai trasporti navali, e le emissioni prodotte/assorbite dal cambio di destinazione d'uso dei terreni e della silvicoltura.


Figura 1 - Emissioni complessive di gas ad effetto serra dell'UE 15 rispetto all'obiettivo di Kyoto

(fonte: Agenzia europea dell'Ambiente, 2004)


Nota: Il percorso lineare dell'obiettivo di Kyoto è utilizzato per valutare il progresso effettivo verso l'obiettivo di Kyoto, e non per valutare le tendenze future delle emissioni.

Tabella 1 - Andamento delle emissioni di gas ad effetto serra ed obiettivi del protocollo di Kyoto per il periodo 2008-2012

(fonte: Agenzia europea dell'Ambiente, 2004)


1) L'anno di riferimento per il CO2, il CH4 ed il N2O è il 1990; per i gas fluororati l'anno di riferimento utilizzato da 13 Stati membri è il 1995, mentre la Finlandia e la Francia hanno comunicato che intendono scegliere il 1990 come anno di riferimento. Le stime dell'anno di riferimento dell'UE per le emissioni di gas fluororati sono pertanto date dalla somma delle emissioni del 1995 per 13 Stati membri più le emissioni del 1990 per la Finlandia e la Francia.

2) Per la Danimarca, i dati riportati tra parentesi rispecchiano la variazione nelle emissioni a partire dall'anno di riferimento (1990), dopo gli aggiustamenti operati in considerazione delle variazioni registrate nel commercio di energia elettrica (importazione ed esportazione). Questo metodo è usato dalla Danimarca per verificare i progressi compiuti verso l'assolvimento degli impegni assunti nel quadro della "ripartizione degli oneri" dell'UE. Per calcolare il totale delle emissioni dell'UE, si sono utilizzati i dati danesi non rettificati.

Figura 2 - Indicatore della "distanza rispetto al traguardo" (DTI)

(fonte: Agenzia europea dell'Ambiente, 2004)


Note


La "distanza rispetto al traguardo" (DTI) rappresentata dalle barre misura la deviazione tra un obiettivo ipotetico per il 2002 e la variazione nelle emissioni effettivamente riscontrata entro il 2002. L'obiettivo ipotetico per il 2002 presume che la variazione consentita nelle emissioni in uno stato membro tra l'anno di riferimento ed il periodo 2008-2012 sarà raggiunta in modalità lineare. La distanza rispetto al traguardo è espressa in punti percentuali. La valutazione dell'AEA dei progressi compiuti è rappresentata simbolicamente utilizzando il seguente sistema di classificazione:

Contributo positivo all'andamento dell'UE - l'indicatore negativo per la distanza rispetto al traguardo (DTI) significa che lo Stato membro si situa al di sotto della linea che rappresenta l'andamento verso il proprio traguardo.
Contributo negativo all'andamento dell'UE - l'indicatore positivo per la distanza rispetto al traguardo (DTI) significa che lo Stato membro si situa al di sopra della linea che rappresenta l'andamento verso il proprio traguardo.

1) L'indicatore della distanza rispetto al traguardo (DTI) della Danimarca è pari a +3,5 punti percentuali se le emissioni sono rettificate per tenere conto del commercio di energia elettrica nel 1990.

2) L'indicatore olandese della distanza rispetto al traguardo (DTI) è pari a --1,4 punti percentuali, il che pone tale valore sulla via per raggiungere l'obiettivo di Kyoto, se si tengono in considerazione le riduzioni delle emissioni previste utilizzando i meccanismi di Kyoto. I Paesi Bassi sono l'unico paese che ha fornito delle informazioni dettagliate sulle risorse finanziarie destinate all'utilizzo dei meccanismi, dei progetti specifici e delle riduzioni di emissioni quantificate.

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