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4. Acidificazione
Conclusioni
Rispetto ai dati della valutazione di Dobris, è stato registrato un calo degli effetti dei depositi acidi dovuti alle emissioni di anidride solforosa, ossidi di azoto e ammoniaca nelle acque dolci e un parziale recupero della fauna invertebrata in molte aree. La vitalità di numerose foreste continua tuttavia a essere in diminuzione. Benché le cause primarie del danno non siano necessariamente riconducibili all'acidificazione, gli effetti a lungo termine dei depositi acidi nel suolo possono contribuirvi. Nelle aree più colpite l'acidificazione determina l'aumento della mobilità dell'alluminio e dei metalli pesanti con conseguente inquinamento delle acque sotterranee.
A partire all'incirca dal 1985, i depositi di sostanze acidificanti si sono ridotti. In circa il 10% del territorio europeo, tuttavia, prevalentemente nell'Europa settentrionale e centrale, continuano ad essere superati i carichi critici (i livelli di deposito al di sopra dei quali sono prevedibili effetti dannosi a lungo termine) .
Le emissioni di anidride solforosa si sono ridotte in Europa del 50% nel periodo compreso fra il 1980 e il 1995. Le emissioni totali di azoto (ossidi di azoto e ammoniaca), rimaste sostanzialmente costanti fra il 1980 e il 1990, hanno subito un calo di circa il 15% fra il 1990 e il 1995; le riduzioni più consistenti sono state registrate nei PECO e negli NSI.
Il settore dei trasporti è diventato la principale fonte di emissioni di ossidi di azoto, contribuendo nella misura del 60% alle emissioni totali nel 1995. Fra il 1980 e il 1994 il trasporto merci su gomma ha fatto registrare un incremento del 54%; fra il 1985 e il 1995 il trasporto passeggeri su gomma è aumentato del 46% e il trasporto passeggeri via aerea è aumentato del 67%.
In Europa occidentale l'introduzione della marmitta catalitica ha determinato la diminuzione delle emissioni derivanti dal settore dei trasporti. Tuttavia, gli effetti di tali misure sono alquanto rallentati dal ridotto tasso di turnover del parco auto. Si ritiene che per ottenere riduzioni più consistenti sia necessario ricorrere a misure fiscali relative ai combustibili e agli autoveicoli.
Nei PECO e negli NSI vi è un significativo potenziale di crescita del trasporto privato ma anche un ampio spazio di intervento per migliorare l'efficienza energetica nel settore dei trasporti in generale.
Le misure politiche volte a combattere l'acidificazione hanno determinato solo in parte risultati soddisfacenti:
• L'obiettivo del protocollo della convenzione sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (CLRTAP) di stabilizzare le emissioni di ossido di azoto al livello del 1987 entro il 1994 è stato raggiunto complessivamente a livello europeo ma non da tutte e 21 le parti contraenti. In alcuni dei paesi contraenti e anche in altri non contraenti, la diminuzione delle emissioni è stata comunque considerevole.
• • Il Quinto programma di azione a favore dell'ambiente della Commissione europea (5PAA) si è posto il traguardo di abbattere del 30% le emissioni di ossidi di azoto fra il 1990 e il 2000, ma entro il 1995 è stata registrata una riduzione pari soltanto all'8% e probabilmente l'obiettivo non verrà raggiunto nel 2000.
Per il 1999 dovrebbe essere pronto un protocollo di vasta portata avente lo scopo di fissare limiti più rigorosi, in modo economicamente efficiente, per le emissioni a livello nazionale di ossidi di azoto, ammoniaca e composti organici volatili non metanici (NMVOC).
• L'obiettivo del primo Protocollo CLRTAP di ridurre le emissioni di zolfo, nel 1993, del 30% rispetto al 1980, è stato raggiunto da tutti i 21 paesi contraenti e da 5 non contraenti. Va tuttavia rilevato che nel periodo considerato numerosi paesi europei (tra i quali il Portogallo e la Grecia) non hanno ridotto le proprie emissioni di zolfo in pari misura. Più incerte sono le possibilità di riuscire a rispettare l'obiettivo intermedio del secondo Protocollo sullo zolfo entro il 2000 e occorrerà adottare ulteriori misure per conseguire l'obiettivo a lungo termine, ossia il non superamento dei carichi critici.
• L'obiettivo stabilito nel 5PAA, di ridurre del 35% le emissioni di anidride solforosa entro il 2000 rispetto ai livelli del 1985 è stato raggiunto complessivamente dall'UE nel 1995 (diminuzione totale pari al 40%) e dalla maggior parte degli Stati membri.
Nell'UE sono in via di elaborazione ulteriori misure volte a consentire di raggiungere l'obiettivo a lungo termine fissato per le emissioni di zolfo nel secondo Protocollo CLRTAP, che contengono fra l'altro, conformemente a quanto previsto nel 5PAA, la riduzione del tenore di zolfo nei prodotti petroliferi, il contenimento delle emissioni dei grandi impianti di combustione e la fissazione di limiti di emissione per gli autoveicoli. È attualmente all'esame, nell'ambito della strategia dell'UE sull'acidificazione, l'obiettivo provvisorio di una riduzione del 55% delle emissioni di ossidi di azoto fra il 1990 e il 2010. Per raggiungere tale obiettivo occorrerà concentrare gli sforzi in particolare sulle emissioni dal settore dei trasporti.
4.1. Introduzione
I depositi acidi, derivanti in massima parte dalle emissioni provocate dall'uomo di tre gas inquinanti, anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx) e ammoniaca (NH3), stanno danneggiando i sistemi di acqua dolce, le foreste, i suoli e gli ecosistemi naturali sensibili all'acidificazione in vaste zone d'Europa. Gli effetti si manifestano in vari modi, quali la defogliazione e la diminuzione della vitalità degli alberi, la riduzione delle riserve ittiche e della diversità di altri animali acquatici nei laghi, fiumi e corsi d'acqua sensibili all'acidificazione, nonché cambiamenti nella chimica dei suoli. I danni riguardano anche elementi importanti del patrimonio europeo, come edifici e monumenti di calcare e marmo e le vetrate a mosaici. I depositi dei composti azotati causano inoltre l'eutrofizzazione degli ecosistemi terrestri e marini. Dopo la valutazione di Dobris l'impatto dell'acidificazione sui laghi è diminuito, prevalentemente a seguito della riduzione delle emissioni di zolfo. Ma l'acidificazione dei suoli continuerà finché verranno superati i carichi critici, cosa che sta tuttora avvenendo in vaste zone d'Europa.
La maggior parte delle emissioni di SO2 e NOx deriva dalla combustione di carbone e olio combustibile residuo, soprattutto nelle centrali elettriche, dal riscaldamento degli edifici nei settori residenziale, commerciale e terziario, dall'industria e dai veicoli diesel o a benzina, comprese le navi e gli aerei.
Riquadro 4.1: Trasporto e deposito di composti acidi |
Gli SO2, NOx e NH3 emessi nell'atmosfera ritornano direttamente sulla superficie sotto forma di depositi secchi sulla vegetazione o altri elementi superficiali, oppure di depositi umidi insieme a pioggia, neve, grandine, nebbia e rugiada, oppure ancora, indirettamente, in forma secca o umida in seguito a trasformazioni chimiche. SO2 e NOx possono trasformarsi, per ossidazione, in acido solforico e acido nitrico, nell'atmosfera o dopo la deposizione. L'NH3 può reagire con l'acido solforico e l'acido nitrico formando particelle di solfato di ammonio e nitrato di ammonio. La vita media dei gas e delle particelle acidificanti nell'atmosfera dipende dalle condizioni meteorologiche e chimiche. In media, la maggior parte dei composti di zolfo si depositano entro due-quattro giorni dall'emissione. Gli ossidi di azoto tendono a restare più a lungo nell'atmosfera, ma la loro trasformazione in acido nitrico è relativamente rapida e l'acido nitrico viene velocemente eliminato dall'atmosfera. Anche l'ammoniaca si deposita rapidamente, ma non quando reagisce con l'acido solforico o nitrico e forma il solfato e il nitrato di ammonio. Queste interazioni rivestono particolare importanza per il trasporto a grandi distanze dei composti dello zolfo e dell'azoto, che può coprire anche distanze di molte migliaia di chilometri. Le maggiori deposizioni di zolfo si verificano nelle regioni che presentano le emissioni più copiose e sono dovute in prevalenza ai depositi secche di anidride solforosa. Alti tassi di deposizioni di zolfo hanno luogo anche nelle regioni con elevate precipitazioni, come le aree costiere e montuose. Si osserva una distribuzione analoga per le deposizioni di azoto ossidato (quelle che hanno origine dalle emissioni di NOx), sebbene quantità relativamente inferiori (rispetto allo zolfo) si depositino vicino alla fonte di emissione. L'azoto ossidato viene trasportato per distanze maggiori e contribuisce al problema dell'ozono troposferico (capitolo 5) poiché gli NOx sono importanti precursori della formazione dell'ozono. La distribuzione dei depositi dei composti azotati ridotti (quelle che hanno origine dalle emissioni di ammoniaca) è caratterizzata, in misura maggiore rispetto allo zolfo, da elevati tassi di depositi vicino alle fonti. Per gli ossidi di ammonio vi è pertanto un trasporto su distanze inferiori rispetto agli ossidi di zolfo e di azoto. In Francia, ad esempio, il 33% delle deposizioni di zolfo e il 62% dei depositi totali di azoto derivano da fonti interne al paese, mentre il 30% dello zolfo e il 15% dell'azoto totale provengono dai paesi vicini: Germania, Spagna e Regno Unito, e il 37% e 23%, rispettivamente, da zone più distanti. La principale fonte di informazioni e di dati sui depositi, le concentrazioni, il trasporto a grande distanza e i flussi transfrontalieri degli inquinanti atmosferici acidificanti è il Programma concertato per la sorveglianza e la valutazione del trasporto a grande distanza degli inquinanti atmosferici in Europa (EMEP), istituito in base alla convenzione dell'UNECE sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (CLRTAP). L'area coperta dall'EMEP è delineata nella carta 4.1.
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Le emissioni di NH3 hanno origine prevalentemente dalla produzione e dallo spargimento dello stallatico.
Dopo l'emissione nell'atmosfera, i gas acidificanti si disperdono e possono restare nell'aria per molti giorni ed essere trasportati a grande distanza dai venti, causando effetti in zone lontane dal punto di emissione. I processi attraverso i quali le emissioni acide si depositano sulla superficie provocando l'acidificazione dei suoli e dell'acqua sono riassunti nel riquadro 4.1, mentre il concetto di carico critico è definito nel riquadro 4.2.
L'acidificazione è un problema che supera i confini nazionali e richiede una combinazione di iniziative nazionali e internazionali, quali misure volte a incoraggiare il passaggio a carburanti più puliti e a ridurre le emissioni, in particolare per gli autoveicoli e le centrali elettriche a carbone e petrolio.
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