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Press Release
COMUNICATO STAMPA
Copenaghen, giugno 2005
Dopo la flessione registrata nel 2002, nell'Unione europea le emissioni di gas ad effetto serra, responsabili del cambiamento del clima, hanno ripreso ad aumentare nel corso dell'anno successivo. In particolare, nei 15 vecchi stati membri (UE-15) le emissioni si sono innalzate di 53 milioni di tonnellate (1,3%) nel periodo 2002-2003. L'ultima relazione annuale sulle emissioni di gas ad effetto serra dell'Agenzia europea per l'ambiente denuncia un incremento complessivo pari all'1,5% delle emissioni provenienti dall'UE-25.
Tra il 2002 e il 2003, le emissioni di diossido di carbonio (CO2), che da sole coprono oltre l'80% di tutte le emissioni di gas ad effetto serra nell'UE-15, hanno visto un aumento di 59 milioni di tonnellate (pari all'1,8%). Negli stessi paesi, dal 1990 le emissioni di CO2 si sono intensificate del 3,4%.
L'impennata verificatasi nel 2003 è dovuta principalmente ad un incremento nella produzione di elettricità dal carbone. Le temperature più rigide registrate nel primo trimestre in diversi paesi dell'UE hanno inoltre comportato un maggiore consumo di combustibili fossili per il riscaldare case e uffici.
Tuttavia, dal 1990, l'anno di riferimento del protocollo di Kyoto, le emissioni di gas ad effetto serra nell'UE-15 si sono ridotte dell'1,7%. Attualmente i valori medi delle emissioni, calcolati sulla base di un periodo di cinque anni, dal 1999 al 2003, restano al di sotto del 2,9% rispetto all'anno di riferimento.
Sin dal 2003, diverse politiche e provvedimenti comunitari e nazionali sono stati implementati allo scopo di progredire verso il traguardo di Kyoto. In quest'ottica, il sistema di cessione dei diritti di emissione dell'UE, varato il 1 gennaio 2005, permetterà di ridurre ulteriormente le emissioni di diossido di carbonio (CO2) nei prossimi anni.
Inoltre, taluni Stati membri hanno cominciato a sfruttare le diverse possibilità previste dal protocollo di Kyoto per abbassare le emissioni. Tali opzioni consentono ai paesi di raggiungere parte dei propri obiettivi investendo in progetti che permettono di economizzare sulle emissioni in altri paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto, oppure avviando progetti di sequestro del CO2 nelle foreste o nei terreni agricoli.
Nuove proiezioni sulle future emissioni degli Stati membri dovrebbero essere disponibili nei prossimi mesi.
Report:
Annual
European Community greenhouse gas inventory 1990-2003 and inventory
report 2005
IP/05/767:
http://europa.europa.eu/rapid/setLanguage.do?language=en
Variazioni delle emissioni di gas ad effetto serra nei
diversi settori dell'UE-15
L'aumento complessivo di emissioni nell'UE-15 nel periodo 2002-2003,
pari a 53 milioni di tonnellate, riflette l'aumento di emissioni di gas
ad effetto serra provenienti dall'industria energetica (+24 milioni di
tonnellate ovverosia il 2,1%). Ciò è dovuto principalmente ad un
incremento del 5% nella produzione di energia termoelettrica e da un
incremento del 5% nel consumo di carbone ad uso delle centrali
termoelettriche. A sua volta, l'aumento di produzione di energia
termoelettrica è dovuto ad un più elevato consumo di elettricità (+3%).
Gli incrementi più significativi delle emissioni provenienti dalla
produzione di elettricità e di calore si sono registrati nel Regno
Unito (+10 milioni di tonnellate), in Finlandia (+7 milioni di
tonnellate) ed in Germania (circa + 6 milioni di tonnellate). Gli
aumenti sono derivati principalmente da un considerevole innalzamento
del consumo di carbone.
Le emissioni di gas ad effetto serra provenienti da consumi domestici e dal settore dei servizi sono del pari aumentate vistosamente (+18 milioni di tonnellate ovverosia il 2,8%), in parte a causa delle basse temperature avutesi nel primo trimestre del 2003.
L'industria ha altresì registrato un incremento di emissioni pari a 17 milioni di tonnellate (+2,1%), dovuto all'innalzamento delle emissioni nella produzione di ferro e acciaio nonché negli impianti di refrigerazione e dell'aria condizionata.
Il settore dei trasporti è responsabile di un aumento di 6 milioni di tonnellate (0,7%) nel periodo 2002-2003. La Germania ha ridotto le proprie emissioni da trasporti su strada per il quarto anno consecutivo, in parte controbilanciando gli incrementi registrati in altri Stati membri dell'UE-15 in questo settore.
In agricoltura l'andamento ha registrato una flessione, attribuibile principalmente ad un decremento del numero di capi di bestiame ed al livello ridotto di emissioni provenienti dai terreni agricoli.
Ulteriori riduzioni sono state possibili mediante il calo delle fughe di emissioni provenienti dall'estrazione di carbone e gas naturale. Nel settore dei rifiuti le emissioni sono diminuite grazie ad un più intenso recupero del metano e a minori volumi di rifiuti smaltiti in discarica.
Variazioni delle emissioni di gas ad effetto serra negli
Stati membri dell'UE-15
Nel periodo 2002-2003, l'Italia, la Finlandia e il Regno Unito hanno
registrato l'aumento più elevato di emissioni in termini assoluti
(rispettivamente con 15 milioni di tonnellate, 8 milioni di tonnellate
e 7 milioni di tonnellate in più). In Italia sono aumentate
principalmente le emissioni provenienti dalle famiglie e dai servizi,
per un totale di 6 milioni di tonnellate (+8%) e dall'industria
manifatturiera, per 5 milioni di tonnellate (+6%), in particolare dalla
produzione di ferro, acciaio e cemento. Nel Regno Unito, le emissioni
provenienti dalla produzione pubblica di energia elettrica e di calore
sono aumentate di 10 milioni di tonnellate (+6%), in seguito ad un
aumento drastico nel consumo di carbone da parte delle centrali
termoelettriche (+12%). Le emissioni provenienti dall'industria
manifatturiera sono del pari aumentate di 4,5 milioni di tonnellate
(+5%). Questi aumenti sono stati parzialmente controbilanciati dal calo
di emissioni provenienti dalle famiglie, dai servizi e dall'estrazione
del carbone.
L'incremento di emissioni in Finlandia è derivato dall'aumento, pari a 7 milioni di tonnellate (27%), di CO2 proveniente dalla produzione di energia elettrica e di calore. Ciò è dovuto principalmente ad un incremento del 45% della combustione di carbone e torba nelle centrali termoelettriche. Il calo delle importazioni di elettricità e di produzione di energia idroelettrica, combinato ad un aumento significativo delle esportazioni di elettricità, ha inoltre caratterizzato la produzione di energia termica in Finlandia. Nel complesso le emissioni del paese sono aumentate del 10,8% dal 2002 al 2003.
Nello stesso periodo, la Danimarca e l'Austria hanno similmente assistito ad un aumento relativamente elevato di emissioni, rispettivamente del 7,3% e del 5,9%. Per quanto riguarda la Danimarca, ciò è soprattutto imputabile all'intensificarsi delle esportazioni di energia elettrica unito ad un picco nel consumo di carbone per la produzione di energia termica. Per altro verso, in Austria i principali fattori sono stati una ridotta produzione di energia idroelettrica (controbilanciata con energia termica), un aumento significativo nelle vendite di carburante per i trasporti su strada e temperature relativamente basse nel primo trimestre dell'anno.
Sul versante positivo, nel 2003 si è riscontrato un calo delle emissioni provenienti dal Portogallo (-4,5 milioni di tonnellate ovverosia -5,3%) e dall'Irlanda (-2 milioni di tonnellate ovverosia -2,6%). In Portogallo, ciò è derivato principalmente da un aumento drastico nella produzione di energia idroelettrica. In Irlanda la flessione deriva invece da una serie di fattori fra cui la chiusura dell'unico impianto di acido nitrico del paese con correlata struttura di produzione di ammoniaca, la diminuzione di CO2 nella produzione di energia elettrica mediante un maggiore impiego di combustibili puliti e un decremento costante delle emissioni di CH4 e N2O in agricoltura.
I dati e le tabelle riportati qui di seguito presentano in dettaglio l'andamento fino al 2003 delle emissioni dei sei gas ad effetto serra nell'UE-15. Non sono comprese le emissioni imputabili all'aviazione internazionale ed ai trasporti navali nonché quelle prodotte/assorbite dal cambio di destinazione d'uso del suolo e dalla silvicoltura.
Figura 1 - Emissioni complessive di gas ad effetto serra
(GES) dell'UE-15 rispetto all'obiettivo di Kyoto
(fonte: Agenzia europea dell'ambiente, 2005)
Nota - L'andamento lineare non rappresenta una stima approssimativa degli andamenti passati e futuri delle emissioni. Esso indica piuttosto il divario delle emissioni della CE, nel 2002, rispetto ad un andamento lineare di riduzione delle emissioni a partire dal 1990 fino al traguardo di Kyoto previsto per il 2008-2012, assumendo che vengano adottati soltanto provvedimenti nazionali. L'evoluzione riportata non indica pertanto l'adeguamento (possibile) della CE agli obiettivi fissati per i gas ad effetto serra nel periodo 2008-2012, ma offre una valutazione complessiva delle emissioni di gas ad effetto serra nella CE nel corso del 2002. Le unità sono espresse in punti indice, partendo con emissioni a 100 per l'anno di riferimento.
I dati relativi all'emissione di gas ad effetto serra per tutta la CE non comprendono le emissioni e gli assorbimenti dovuti alle variazioni d'uso del suolo ed alla silvicoltura (LUFC, Land Use Change and Forestry). Ugualmente non sono stati considerati gli aggiustamenti per le variazioni registrate nella temperatura e nel commercio di energia elettrica. Per i gas fluororati le emissioni della CE nell'anno di riferimento rappresentano la somma delle emissioni negli Stati membri, nei rispettivi anni di riferimento. Fra gli Stati membri, 13 hanno indicato il 1995 come anno di riferimento ai sensi del protocollo di Kyoto, mentre la Finlandia e la Francia hanno scelto il 1990. Le stime dell'anno di riferimento della CE per le emissioni di gas fluororati rappresentano pertanto la somma delle emissioni del 1995 per 13 Stati membri e delle emissioni del 1990 per la Finlandia e la Francia.
Essendo l'obiettivo di Kyoto basato su una media quinquennale, è altresì riportata la media disponibile più recente (1999-2003) in aggiunta agli andamenti delle emissioni di gas ad effetto serra nel periodo 1990-2003.
Tabella 1 - Andamenti delle emissioni di gas ad effetto
serra ed obiettivi del protocollo di Kyoto per il periodo
2008-2012
(fonte: Agenzia europea dell'ambiente, 2005)
Nota: Malta e Cipro non hanno obiettivi di Kyoto specifici.
Figura 2 - Variazione in termini assoluti nelle emissioni
settoriali di gas ad effetto serra per il periodo 2002-2003
nell'UE-15
(fonte: Agenzia europea dell'ambiente, 2005)
Nota: Il "Settore energetico" include "Produzione di elettricità e calore ad uso del pubblico", "Raffinazione del petrolio" e "Manifattura di combustibili solidi ed altre produzioni di energia"; l'"Industria" include le emissioni relative alla produzione di energia da "Industria manifatturiera" e le emissioni provenienti da "Processi industriali"; "Altri" include principalmente le "Fughe di emissioni da combustibili" ed emissioni prodotte da "Uso di solventi ed altri prodotti".
Figura 3 - Variazione in termini assoluti nelle emissioni di
gas ad effetto serra per il periodo 2002-2003 negli Stati membri
dell'UE-15
(fonte: Agenzia europea dell'ambiente, 2005)
L'Agenzia europea dell'ambiente è il principale ente pubblico in Europa la cui missione è fornire informazioni qualificate ed indipendenti sull'ambiente ai decisori politici ed al pubblico. Operante a Copenaghen sin dal 1994, l'AEA è il fulcro della rete europea di informazione ed osservazione in materia ambientale (Eionet). Eionet è una rete che comprende circa 300 organismi in tutta Europa, attraverso i quali l'AEA raccoglie e divulga informazioni e dati relativi all'ambiente. L'Agenzia, che è un organismo dell'Unione europea, è aperta a tutte le nazioni che condividono i suoi obiettivi. Attualmente è costituita da 31 paesi membri: i 25 Stati membri dell'Unione europea, i tre paesi candidati all'adesione all'UE (Bulgaria, Romania e Turchia), l'Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. In aggiunta, è stato già siglato un accordo di adesione con la Svizzera, mentre i paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Serbia e Montenegro) hanno fatto domanda di adesione.
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