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3. Distruzione dell'ozono stratosferico
Conclusioni
Le misure internazionali adottate al fine di proteggere lo strato di ozono hanno determinato la riduzione dell'80-90%, rispetto ai valori massimi, della produzione annua di sostanze distruttive per l'ozono. Anche i livelli annui di emissione sono calati rapidamente. Tuttavia, i tempi di recupero nei processi atmosferici sono tali da non consentire ancora di riscontrare gli effetti delle misure adottate a livello internazionale né sulle concentrazioni di ozono nella stratosfera né sulla quantità di radiazioni ultraviolette B (UV-B) che raggiungono la superficie terrestre.
Si prevede che la capacità di distruzione dell'ozono da parte di tutti i derivati del cloro e del bromo (CFC, halon, ecc.) nella stratosfera raggiungerà l'apice fra il 2000 e il 2010. Fra il 1975 e il 1995 lo strato di ozono nell'atmosfera che sovrasta l'Europa è diminuito del 5%, determinando un aumento delle radiazioni UV-B che penetrano negli strati inferiori dell'atmosfera e raggiungono la superficie terrestre.
Recentemente sono state osservate vaste riduzioni localizzate della concentrazione di ozono stratosferico sopra le regioni artiche in primavera. Per esempio, nel marzo 1997 la quantità totale di ozono sopra il Polo Nord è diminuita fino al 40% del livello normale. Tali riduzioni sono simili a quelle riscontrate sulle regioni antartiche, anche se meno pronunciate, e impongono con urgenza la necessità di mantenere viva l'attenzione politica sulla distruzione dello strato di ozono stratosferico.
La ricostituzione dello strato di ozono, che richiederà molti decenni, potrebbe essere accelerata da una più rapida cessazione dell'impiego di HCFC e bromuro di metile, provvedendo alla distruzione con metodi sicuri dei CFC e degli halon nei luoghi di stoccaggio e in altri serbatoi e impedendo il contrabbando di sostanze che distruggono l'ozono.
3.1. Introduzione
La quantità di ozono (O3) nella stratosfera continua a ridursi nella maggior parte del mondo al di fuori dei tropici, a un ritmo invariato dalla valutazione di Dobris (McPeters et al., 1996a). Le riduzioni più cospicue sono quelle che si verificano sopra le regioni antartiche e artiche. Non vi sono più dubbi ormai che il problema sia causato dall'aumento dei livelli dei composti di cloro e bromo nella stratosfera. Tali composti derivano principalmente dalle emissioni dei clorofluorocarburi (CFC), usati come raffreddanti in frigoriferi e condizionatori d'aria, come propellenti negli aerosol, nella produzione di schiume espanse e di detergenti, nonché dei bromofluorocarburi (halon), presenti negli estintori antincendio.
La diminuzione dell'ozono nella stratosfera non è auspicabile, in quanto la conseguenza dell'assottigliamento dello strato di ozono è il passaggio negli strati bassi dell'atmosfera di una maggior quantità di radiazioni ultraviolette B (UV-B), che raggiungono la superficie terrestre. Le misurazioni dei satelliti indicano che dal 1979 al 1992 i livelli di UV-B, calcolati in media per zona fra il 40° e il 50° parallelo di latitudine nord, sono aumentati del 10% ogni dieci anni (Herman et al., 1996). Nell'emisfero meridionale, l'aumento fra il 40° e il 50° parallelo è stato del 13% per decennio.
La carta 3.1 illustra l'evoluzione delle radiazioni UV-B in condizioni di cielo sereno in Europa fra il 1980 e il 1991. I maggiori aumenti relativi hanno interessato l'Europa centrale e settentrionale, mentre in Europa meridionale gli incrementi sono stati inferiori.
Il ruolo dell'ozono stratosferico nel filtrare le radiazioni UV provenienti dal sole e i meccanismi con cui gli interventi umani influiscono su tale ruolo sono descritti in maggiore dettaglio nel riquadro 3.1.
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