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Oggi, l'Agenzia europea dell’ambiente con sede a Copenaghen (AEA) ha pubblicato la relazione sullo stato e le prospettive dell'ambiente dell'UE L’ambiente nell’Unione europea alle soglie del 2000. La relazione fornisce, per la prima volta, una valutazione dell’evoluzione della qualità dell’ambiente nell'UE nell'immediato futuro, cioè fino al 20101.
Risultati principali della relazione
Nonostante la politica ambientale comunitaria in atto da oltre 25 anni e di per sé coronata da successo, la qualità generale dell’ambiente nell’UE non ha riportato un miglioramento apprezzabile. Si sono registrati progressi in alcuni settori (ad es. qualità dei fiumi, acidificazione), ma in altri la situazione sta peggiorando (ad es. i rifiuti). Le politiche ambientali non possono le sole basi su cui realizzare gli obbiettivi prefissi dal trattato di Amsterdam. I settori economici devono cambiare ed essere responsabili per la sostenibilitá.
La presente relazione analizza questa situazione e documenta l'attuale e futuro sviluppo insostenibile di alcuni settori economici - trasporti, energia, agricoltura, consumo delle famiglie e turismo. Questo è il principale ostacolo al miglioramento ambientale, anche se si considerano le politiche in vigore o in corso di elaborazione nel 1997.
Se non saranno presi altri provvedimenti, sull'ambiente dell'UE continueranno ad essere esercitate gravi pressioni da numerose attività, molte delle quali sono destinate ad espandersi, come per esempio per i trasporti, l’industria, le attività’ ricreative e perfino il comportamento individuale, e comunque a produrre un effetto combinato a causa della loro correlazione:
Realizzazioni, settori interessati e prospettive
Sono state effettuate le valutazioni dei progressi nella qualità ambientale degli ultimi 5-10 anni e le valutazioni delle tendenze fino al 2010. Per il cambiamento climatico e le sostanze che distruggono lo strato di ozono la valutazione delle tendenze ha raggiunto il 2050. Le indicazioni relative alle pressioni indicano come stiano cambiando i fattori alla base dei problemi, quali le emissioni di sostanze inquinanti o lo sfruttamento dei terreni. Le informazioni sullo stato e l’impatto indicano fino a che punto tali pressioni influiscano sulla qualità dell’ambiente.
PRESSIONI | Temi Ambientali |
STATO & IMPATTO | ||
Presente | Futuro |
Presente |
Futuro | |
Gas a effetto serra e cambiamento climatico | ||||
Distruzione dell’ozono | ||||
Sostanze pericolose | ? | |||
Inquinamento atmosferico transfrontaliero | ||||
Inquinamento idrico | ||||
Degrado del suolo | ? | |||
Rifiuti | ||||
Biodiversità | ? | |||
Salute umana | ? | |||
Aree urbane | ||||
Aree costiere e marine | ? |
Legenda:
Sviluppo positivo | |
Alcuni sviluppi positivi ma insufficienti | |
Sviluppi negativi | |
? |
Non definito (analisi quantitative/specialistiche disponibili solo in parte) |
Dalla precedente tabella risulta che, tolte le consistenti e positive riduzioni delle sostanze che distruggono l’ozono, i progressi compiuti nel ridurre le altre pressioni ambientali sono ampiamente insufficienti, nonostante le tendenze positive che si delineano in taluni campi, come l'abbattimento delle emissioni che contribuiscono all’acidificazione oppure delle emissioni di fosforo nei fiumi. Solo le emissioni di inquinanti atmosferici hanno registrato un’evoluzione non parallela all’andamento del PIL dal 1990. Viceversa, per l’anidride carbonica e i rifiuti l’evoluzione è stata praticamente in linea con la produzione e non si prevedono variazioni significative fino al 2010, con un aumento delle emissioni nei settori problematici che risultano difficili da affrontare: emissioni di gas ad effetto serra, sostanze chimiche e rifiuti.
Per quanto riguarda i principali settori economici, le emissioni inquinanti sono diminuite sensibilmente nel settore dell’energia, dei trasporti e dell’industria, e in misura inferiore nel settore agricolo, ma il consumo energetico e l’anidride carbonica hanno registrato un’evoluzione in linea con la produzione (trasporti e agricoltura) oppure solo leggermente in controtendenza e non vi sono indicazioni che facciano pensare a progressi significativi in termini di efficienza ecologica per questi due settori critici entro il 2010.
Queste pressioni non fanno altro che peggiorare la situazione già preoccupante dell’ambiente prevista nel 2010. In particolare, si prevede un peggioramento dell’impatto del cambiamento climatico e della produzione di rifiuti. Sviluppi positivi sono previsti per l’impatto dell’inquinamento atmosferico transfrontaliero. Gli ecosistemi con livelli di depositi acidi superiori ai loro carichi critici passeranno dal 25% del 1990 al 7% nel 2010; mentre per l’inquinamento idrico si verificherà un’ulteriore riduzione degli scarichi di fosforo e di sostanze organiche. Un miglioramento continuo è invece previsto per la qualità dell’aria nelle città.
Permangono comunque numerose incognite: la mancanza di dati in taluni campi, quali il suolo, la biodiversità o la presenza di pesticidi nelle falde acquifere, o l’incertezza sui futuri sviluppi socioeconomici, rendono difficile comprendere chiaramente in quale direzione ci stiamo muovendo. E’ particolarmente difficile valutare le prospettive di importanti problematiche emergenti che sempre più suscitano la preoccupazione dell’opinione pubblica, quali i temi legati alla salute umana (soprattutto in relazione all’aria: i particolati presenti nell’aria potrebbero provocare da 40 000 a 150 000 decessi all’anno fra la popolazione adulta nelle città dell’UE) nonché alle sostanze chimiche (quali la diossina) e agli organismi geneticamente modificati presenti negli alimenti.
Si rilevano tuttavia alcuni segnali positivi, modesti ma rapidi, in diversi paesi: l'espandersi dell’energia eolica, l’uso della bicicletta che assorbe crescenti percentuali di traffico in alcune città, il divieto già emanato o imminente di usare pesticidi in regioni o comuni di vari paesi, la notevole crescita dell’agricoltura biologica, l'appropriarsi dell'idea di sostenibilità da parte di molte aziende che la ritengono un processo realizzabile e redditizio e la creazione a livello locale di programmi ispirati agli obiettivi dell’Agenda 21 da parte di molti comuni.
Infine, la relazione documenta la sfida e le opportunità legate all’ampliamento dell’UE. Alcuni paesi candidati hanno attività economiche ecologicamente più sostenibili e habitat naturali molto più estesi. Esiste tuttavia il rischio che nella transizione di questi paesi verso l’adesione all’Unione europea, l’adozione del medesimo modello di sviluppo seguito dagli Stati membri dell’Unione possa ripercuotersi sull’ambiente. Se la convergenza con gli attuali Stati membri dell’Unione europea implica una crescita economica nei paesi candidati, la sfida per questi paesi è evitare di ripetere i due decenni di negligenza nei confronti dell’ambiente nell’Europa occidentale che hanno finito per imporre negli anni Settanta un programma urgente di interventi correttivi a livello nazionale e europeo. Forse è più realistico e utile considerare che sia gli Stati membri attuali dell’Unione europea che i paesi candidati attraversano una fase di transizione verso uno sviluppo più sostenibile ha detto il direttore dell’AEA Domingo Jiménez-Beltrán in occasione della presentazione della relazione al Consiglio europeo sull’ambiente il 24 giugno 1999.
Per maggiori informazioni rivolgersi
a:
Ronan Uhel, Direttore del progetto Informazione ambientale,
AEA, (tel.: +45 33 36 71 30)
1‘L’ambiente nell’Unione europea verso il XXI secolo’ descrive principalmente lo stato dell’ambiente nei 15 Stati membri dell’Unione europea (UE). Nell’esaminare i problemi connessi all’ampliamento dell’Unione, la relazione tratta altresì degli 11 paesi candidati all’adesione (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Cipro) ed accenna ai paesi dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA: Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera). Vengono passati in rassegna i dati più recenti e valuta le tendenze future: tale disamina procede dal raffronto dei progressi realizzati in passato e probabili per il futuro con gli obiettivi e i provvedimenti decisi a livello europeo e internazionale, nel contesto delle pressioni generate dallo sviluppo economico e dagli altri fattori. Lo scopo è fornire importanti informazioni ai responsabili della formulazione e dell’attuazione di politiche ambientali o di altri interventi che potrebbero incidere su tali politiche.
2 La relazione si basa su uno scenario fondamentale (che parte dagli scenari socio-economici ‘business-as-usual’ (a prescindere da eventuali interventi straordinari) dell’OCSE e della Commissione europea) secondo il quale si prevede una crescita economica del 45% tra il 1990 e il 2010 e un aumento del 50% dei consumi tra il 1995 e il 2010.
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